Questo è il blog del viaggio che avevo scritto per Radio Popolare.
23
ago

Alle prese col jet lag

Ciao a tutti,
siamo ritornati martedì pomeriggio in orario e con tutti i bagagli, quasi un miracolo!!!
In questi giorni sono stata un po’ rintronata, e lo sono tutt’ora, ho sonno agli orari più impensabili e poi nel bel mezzo della notte sono sveglissima. Da S. Francisco ci sono 9 ore di differenza, e si sentono!!
S. Francisco è una bella città, con le sue nuvole basse la mattina e il sole il pomeriggio. Fa un po’ senso prendere il tram dell’atm (questa volta era uno di quelli tutti arancioni) e farsi tutta Market Street fino a Castro. Sul tram ci sono anche le targhette di metallo in italiano (quelle con su scritto cose tipo “non sputare per terra”), ma secondo me non sono nel numero e nelle posizioni originali: ne devono avere collezionate un po’ e poi inchiodate qua e là. A quanto pare un po’ di città hanno donato tram vecchi a S. Francisco per allestire una linea “storica”, quelli di Milano gli sono piaciuti tanto che ne hanno ordinati una dozzina.
Per essere turisti fino in fondo ci siamo anche fatti la mega coda per prendere la cable car, una specie di trammino tirato da un cavo sotterraneo che si arrampica su per quelle salite a pendenze impossibili. A farle poi in discesa a piedi ho avuto paura che qualche bambino mi rotolasse giù. Mi chiedo anche come non facciano a ribaltarsi le macchine parcheggiate a spina di pesce.
Abbiamo visitato anche il “motore” della cable car, delle ruotone che fanno girare i 4 cavi che tirano le 3 linee rimaste. Quando siamo arrivati uno era fermo e abbiamo assistito alla riparazione del cavo, un’operazione piuttosto complessa (lo rappezzano, non lo cambiano).
S. Francisco è una città piena di personaggi particolari.
Sulla spiaggia abbiamo assistito a un rito di figli dei fiori appassiti: dei tizi suonavano dei tamburi, intanto che un altro vestito solo di una specie di pannolone (col freddo che c’era!) si dirigeva con aria solenne verso l’oceano reggendo una ciotolona piena di qualche cosa che poteva essere sabbia, terra, ceneri umane, zuppa di fagioli (eravamo distanti per non disturbare e sembrare invadenti).
Arrivato al mare il tipo ha alzato la ciotola verso il cielo e poi si è chinato e l’ha rovesciata solennemente nelle acque… solo che un’onda è arrivata e gliel’ha portata via!!! Rito perfettamente riuscito a metà!! è rimasto lì un po’ interdetto e anche i tamburi si sono fatti più incerti e infine hanno smesso.
Lunedì purtroppo siamo ripartiti verso oriente. Abbiamo cambiato 2 aerei e non abbiamo dormito un tubo, a parte i bambini, loro dormono ovunque e comunque. In pratica andando verso est ci siamo fregati la notte, quando ci è venuto sonno ormai fuori albeggiava e di lì a poco saremmo atterrati. Per fortuna l’aereo aveva gli schermini individuali e ci siamo guadati un po’ di film.
Recuperati i bagagli, abbiamo scoperto che i due zainoni (che avevamo impacchettato nella plastica) erano stati spacchettati evidentemente per un controllo alla dogana. Su uno dei due, quello che conteneva tutti i vestiti sporchi, avevano appiccicato un adesivo con su scritto “live animals”. Ovviamente non c’era nessun animale vivo nello zaino.. forse i doganieri avevano voluto ironizzare sul leggero aroma di caprone che fuoriusciva da esso? Probabilmente qualche cane antidroga dal naso fino era impazzito per il fetore quando glielo avevano fatto annusare e allora hanno dovuto indagare…
Bene, ora il racconto è più o meno concluso.
E’ stata una vacanza fantastica, abbiamo visto tante cose diverse, ambienti, persone, città, paesaggi. In generale posso dire di essermi trovata bene dappertutto e di aver trovato sempre molta cortesia e gentilezza.
Ora devo sistemare le innumerevoli foto e il diario di viaggio, un po’ più lungo di quello che ho scritto per voi (non volevo tediarvi troppo).
Nel caso qualcuno fosse interessato alla versione integrale, lo può trovare qua
per ora è ancora in via di completamento.
Un bacio e un saluto a tutti e alla prossima vacanza!!!! (probabilmente in bici lungo il canale du midi perchè forse da settimana prossima per tutto l’anno saremo a Tolosa!!)
ciao
Nadia

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15
ago

E dopo circa 6700 Km…

eccoci giunti sulle sponde del Pacifico! Per la precisione a S. Francisco. Una città nebbiosa la mattina e vagamente soleggiata il pomeriggio, in ogni caso fredda e ventosa. E sì che ci avevano detto che questo è il periodo migliore, perché negli altri periodi è molto più fredda e umida. E così in questa vacanza ci siamo fatti tutti i climi: caldo-umido a est, caldo-secco nel deserto, freddo-secco sulle montagne e infine freddo-umido. Così non ci facciamo mancare niente.
Siamo arrivati qui in città ieri pomeriggio (il 13/8). Nonostante il clima la città è bella, con tante villette colorate e strade a pendenze impossibili. C’era anche un tram di Milano che aveva sbagliato strada (allego foto – notare il simbolino del comune ancora sulla fiancata).
Prima di venire qui abbiamo fatto due notti in un campeggio nel parco Yosemite. Posso dire la verità? Mi ha un po’ deluso quel parco: per prima cosa non ho visto nemmeno un orso, secondo era strapieno di gente, sembrava di essere sul lungomare di Riccione il 15 agosto… non sono mai stata a Riccione, ma è per rendere l’idea. Sì, i paesaggi sono belli, non c’è che dire, ma una qualsiasi nostra valle alpina vale altrettanto. Forse sulle Alpi è difficile trovare un campeggio a 20 € a notte (in 4), ma i paesaggi sono belli uguali e non devo fare un volo transcontinentale. Tra tutte le cose che abbiamo visto forse lo Yosemite è quella che assomiglia di più a qualche cosa che possiamo trovare in Italia. Magari la parte “selvaggia”, quella dove si può andare solo con un permesso speciale prenotabile mesi prima, è diversa, selvaggia appunto, cosa che in Italia ormai non abbiamo più, ma la parte libera a tutti ormai ha ben poco di selvaggio. L’unico brivido è stato quando il ranger è venuto a dirci che era stato avvistato un leone di montagna nei pressi del campeggio, di fare attenzione e di non lasciare i bambini da soli. Purtroppo il leone non si è fatto vedere. Altra particolarità era che dovevi chiudere tutto il cibo in un’apposita scatolona di metallo cementata al terreno e non lasciare niente nemmeno in macchina, per incoraggiarti a farlo ti mostravano delle foto di auto aperte come lattine da orsi affamati. Non abbiamo visto nessun orso, affamato o no. Solo scoiattoli e uccelli di vario genere. Ah sì, dimenticavo: ci sono alcuni gruppi di sequoie giganti, quella forse era la cosa più interessante del parco (alberi davvero impressionanti).
Comunque queste sensazioni non sono state solo mie: ad un certo punto ho sentito dei turisti italiani che si lamentavano dicendo che le Dolomiti sono molto meglio dello Yosemite. Magari è anche la stagione sbagliata per andarci: di primavera o autunno magari c’è meno gente e si apprezza di più. Boh.
Il parco del Grand Canyon mi era piaciuto molto di più, forse anche perché siamo stati sul lato nord, quello meno affollato. Anche il campeggio là era meglio: le tende erano più distanziate, era più attrezzato ed era meno polveroso.
Insomma, viaggiare è anche questo: toccare con mano ciò che si è sempre solo sentito dire e scoprire che la realtà è diversa, in meglio o in peggio o semplicemente… diversa.
Domani è l’ultimo giorno qui: altra visita per S. Francisco e quindi dopodomani il lungo viaggio di ritorno, sperando che non si ripetano gli inconvenienti dell’andata, con voli ritardati, notti in aeroporto ecc ecc.
Un saluto
Nadia

Tram

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11
ago

Las Vegas e valle della morte

Cari barcaioli,
Oggi il mio sistema di termoregolazione e di pressione è stato messo a dura prova!
Stamattina (10 agosto) siamo partiti da Las Vegas (la città è come ce la si può immaginare: svavillante ed esagerata) e ci siamo diretti verso la Valle della Morte. Il nome è tutto un programma e in effetti questo bel posticino si trova sotto il livello del mare. Ma non basta… è una conca circondata da montagne, verso il mare a est ci sono varie catene di montagne che fermano tutta l’umidità, per cui lì, in quella valle, non arriva nulla… Una volta c’era un lago, ma è evaporato e ora c’è una bella distesa di sale. Il posto è veramente affascinante: ci sono formazioni di roccia erosa dalle acque (sì, perchè nonostante tutta la siccità ci possono essere piene improvvise quando la neve sulle montagne si scioglie), strani colori, canyon, dune di sabbia. E’ un paesaggio surreale, sembra di essere su Marte.
La strada segue il paesaggio ed è meglio delle montagne russe. Il caldo è come quello che si prova quando si apre un forno ventilato per metterci dentro la torta… Il vento era a volte fortissimo, poi cessava di colpo, comunque era rovente. Anche le rocce erano roventi. La temperatura ha raggiunto i 115°F, fatevi voi il conto, comunque caldo… Sentivo l’umidità che usciva dal mio corpo come il vapore da un blocco di ghiaccio secco… in pratica stavo sublimando. Si faceva fatica a respirare. E nemmeno un po’ di ombra!! Santa aria condizionata in macchina!!!
Per uscire dalla valle (che ricordo è SOTTO il livello del mare) si sale fino ad un passo a circa 1000m, ma la strada non va a tornanti, è dritta…. immaginate la pendenza (anche questa fa dei bei su e giù seguendo il fianco della montagna). Consigliano di spegnere l’aria condizionata per non affaticare la macchina e consigliano di controllare l’acqua nel radiatore. Quando comincia la discesa per la valle successiva (un po’ meno secca, ma comunque brulla) c’è l’indicazione di controllare i freni… in pratica 1000m in su e poi 1000m in giù e poi si risale e ridiscende ancora e quindi finalmente in lontananza la Sierra Nevada!
Ora siamo a dormire in un paesino poco sotto le montagne e domani andremo al parco Yosemite, dove finalmente avremo un po’ di fresco!!
saluti e abbracci
Nadia

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Mesas, canyon e pioggia

lunedì, agosto 9th, 2010

Prima o poi doveva succedere: non può esserci sempre il sole! Ovviamente proprio mentre siamo in campeggio!
Ma noi non ci facciamo scoraggiare per così poco!
Dal Colorado in poi è tutto un enorme altopiano, più o meno eroso. Mesa Verde è un luogo paradisiaco solcato da ripidi canyon dove si sono andati a rifugiare secoli fa gli Anasazi. Costruivano le case nelle cavità naturali, interi villaggi inaccessibili. Noi ne abbiamo visitato uno (ora lo hanno reso accessibile) e gli altri li abbiamo visti dall’alto. Il paesaggio è bellissimo.
Siamo stati nel campeggio 2 notti e la seconda si è messo a piovere, per cui poi abbiamo dovuto chiudere la tenda tutta bagnata, il che non è bello.
Lasciata Mesa Verde ci siamo immersi in un paesaggio sempre più desertico (anche se comunque rimane un altopiano, quindi l’aria non è caldissima, soprattutto se è nuvolo).
La Nazione Navajo è un territorio inospitale dove non capisco nemmeno come facciano a pascolare le poche mucche sparse. Che grande concessione gli hanno fatto ai Navajo gli Americani! Un bel pezzo di deserto dove stare! Wow! Per fortuna possono sfruttare i turisti di passaggio. Nel punto dove si uniscono 4 stati (hanno disegnato i confini col righello) hanno creato un parco a pagamento il cui unico scopo è fare in modo che i turisti si facciano la foto nel punto esatto dove Colorado, New Mexico, Arizona e Utah si incontrano. Ci sono anche un sacco di bancarelle di chincaglierie indiane, alcune molto belle e anche molto costose, tipo dei vasetti fatti a mano 150$. Mi sono invece pentita di non aver comprato le collane perchè poi ai mercatini successivi costavano di più. Erano molto belle (di pietre dure) e economiche rispetto a collane analoghe in Italia. Sarà per la prossima volta. Una nota per i futuri viaggiatori: le bancarelle ai “Four Corners” sono più economiche di quelle alla Monument Valley!!
Tappa successiva la Monument Valley dove abbiamo fatto un giro con la jeep guidata da un nativo Navajo che ci ha un po’ raccontato le bellezze del luogo, gli usi delle varie piante ecc ecc. I paesaggi sono fantastici, molto suggestivi. Il giro è stato molto divertente con il tipo che guidava come un pazzo sugli sterrati, sulle dune di sabbia e alla fine anche con la tempesta di sabbia! Alla fine avevamo addosso almeno 2 Kg di sabbia a testa. I bambini si sono divertiti tantissimo, anche perchè ci faceva scendere nei posti più belli e ogni tanto lanciava degli urli per mostrare come rimbalzava l’eco. La cosa ovviamente ha affascinato Filippo che continuava a lanciare urli pure lui. E sì che sarebbero stati dei posti così belli e pieni di pace!
La notte abbiamo avuto qualche problemino a dormire perchè c’erano stati dei problemi con la prenotazione, comunque alla fine ormai col buio pesto abbiamo trovato un motel sotto un dirupo con dei sassoni attorno presumibilmente caduti dal dirupo stesso. Per fortuna non ne sono caduti altri.
La mattina pioveva ancora. Siamo andati fino al Grand Canyon, dal lato Nord. Si sale parecchio (anche se apparentemente rimane sempre una pianura) e il parco è un’immensa distesa di pini, abeti e betulle. Per fortuna abbiamo montato la tenda senza pioggia, ma era ancora umida e un po’ schifida da prima… sopporteremo…
Qui al Grand Canyon è pieno di animali, ci sono tantissimi Cip e Ciop invadentissimi, dei picchi, ho visto persino un colibrì, dei cervi senza corna, tantissimi fiori.
Oggi abbiamo fatto delle passeggiate per vedere scorci del Grand Canyon, ma c’era la nebbia! Ogni tanto si apriva e le viste erano mozzafiato. Qui dal lato Nord il fiume Colorado si vede solo da alcuni punti, ma quelle viste sono sensazionali. (Le mie vertigini sono state messe a dura prova… non sempre c’erano protezioni adeguate sullo strapiombo!!)
Scusate se mi sono dilungata, del resto non scrivo tutti i giorni, quindi devo recuperare il tempo perduto!
Prossima tappa: Las Vegas e la Valle della Morte!!!
Pensateci!
Nadia

Cadonicicoast – dalle paludi al deserto

mercoledì, agosto 4th, 2010

L’ultima volta che ho scritto ci trovavamo tra le paludi Cajun in mezzo agli alligatori.
Da allora ne abbiamo fatta di strada verso ovest!
Siamo passati a trovare degli amici in Texas, vicino a Houston. Diciamo che Houston in estate non è l’ideale. Il termometro ha superato i 110°F, adesso non so esattamente la conversione in °C comunque faceva caldo caldo caldo e umido umido umido.
Dove abitano loro è un bellissimo posto, tutte villette nascoste tra gli alberi per cui dalla strada principale non vedi nulla. Ci siamo rilassati in piscina e la sera abbiamo passeggiato per la loro downtown. Abbiamo avuto un assaggio di vita di una famiglia americana. Ho scoperto alcuni usi e costumi e abitudini. Ad esempio ho scoperto che stendere i panni all’esterno è praticamente illegale. Non che stenderli col 110% di umidità sia utile… ma con tutto il sole che c’è magari si asciugherebbero lo stesso… e comunque non puoi. Devi usare l’asciugatrice. La vicina un po’ alternativa ed ecologista si è comprata uno stendino illegale e ogni tanto è stata vista stendere in giardino. Da Wal-Mart vendono le pistole, però nei locali dove servono alcolici (anche se servono anche altre cose) non possono entrare minori di 21 anni… mah.. SPQT (sono pazzi questi texani).
La mattina del primo agosto siamo ripartiti verso il Texas meno boscoso, più coltivato e finalmente con mucche e cavalli e pozzi di petrolio così come ci si aspetta dal Texas. Ci siamo fermati in un paese un po’ turistico ma carino (Fort Worth) dove abbiamo visto cow-boys che guidavano una mini mandria di mucche con le corna lunghe e abbiamo comprato dei dolci con una quantità di burro spropositata.
La notte l’abbiamo passata ad Abilene e poi siamo ripartiti attraverso un paesaggio sempre più arido, verso il Nuovo Messico. Siamo saliti su un altipiano, piatto e sconfinato. Tappa obbligata in questa desolazione: Roswell. Per un tratto ho guidato anche io. Io non sono una grande guidatrice, ma col cambio automatico e il regolatore di velocità la macchina va da sola, ed essendo la strada dritta non devi nemmeno girare il volante… per spezzare la monotonia ho deciso di inseguire un’indicazione di un lago senza fondo andandomi ad infilare nell’unica strada tortuosa e montagnosa in un altopiano piattissimo e sconfinato.
Roswell, come ci si può aspettare, vive sfruttando la fama del presunto incidente dell’astronave. Non mancano negozietti di oggettini in tema per soddidfare ogni morbosa necessità alienante. C’è anche un museo pieno di informazioni e controinformazioni sul presunto incidente e altri fenomeni collegati.
A Roswell abbiamo dormito in un hotel senza colazione inclusa, ma in compenso c’erano i pop corn e il caffè gratis. La colazione l’abbiamo fatta in un bar messicano con un ottimo burrito, pancakes, omlette.
Dopo Roswell il primo paese è più o meno a 90 miglia, in mezzo solo steppa con qualche mucca, paesini scalcagnati, case abbandonate… Il paesaggio è talmente vasto e vuoto che ci si sente piccoli piccoli e insignificanti. Avvicinandosi a Santa Fe il paesaggio si fa un po’ più mosso, si sale e si scende, rimanendo comunque sui 1000 metri e oltre. Il sole è caldo, ma l’aria non tanto, si sta bene all’ombra (sempre che si trovi qualcosa per fare ombra…).
Santa Fe è una città molto turistica, con molti negozi di oggetti per turisti danarosi e ristoranti chic. Le case sono in tipico stile adobe (quelle originarie erano fatte di fango e sterpaglie coi grossi tronchi sporgenti e poi intonacate e dipinte). La sera nella piazza c’era un concerto di tipica musica del sudovest, ma alle 20.30 è finito tutto…. eh già… i cowboys si devono alzare presto per badare alle mucche!!
Domani saremo in campeggio, a Mesa Verde, dove c’è un antico pueblo.
Un saluto a tutti!
Nadia e famiglia.

Cajun

sabato, luglio 31st, 2010
Gli Stati Uniti sono un poutpourri di etnie e qui lo si vede chiaramente. Cajun deriva da Acadia, regione della Nuova Scozia (Canada) dove abitavano gli ugonotti francesi prima di essere scacciati e quindi rifugiati in Louisiana. La loro cultura si è fusa con quella di altre genti (africani, spagnoli..) e ha dato origine ad una cultura (cucina, musica, tutto…) particolare. Mentre a New Orleans si sente maggiormente l’influsso africano, qui tra le paludi si sente di più quello francese.
Oggi abbiamo attraversato paesini come isole tra le paludi, ci siamo fermati a mangiare a “le petit Paris cafè” un piatto che era simile ad un brasato, ma con spezie più vicine all’Africa che alla Francia. La gente si fermava per domandarci da dove veniamo e per darci indicazioni sulle bellezze del luogo e alcuni preferivano parlare in francese.
Mentre guidavamo ai bordi di un lago paludoso abbiamo incontratto Alli, un amico di Cocco, che ci ha pregato di mandargli i suoi saluti. (Allego foto)
Stasera cenetta Cajun in un locale con musica dal vivo Cajun, una via di mezzo tra il country e il liscio, in francese.
La cena consisteva in pesce gatto, granchio dal guscio molle, gamberetti fritti, il tutto annaffiato con limonata endless (qui, negli USA, ti riempiono i bicchieri quando sono vuoti!!) Ovviamente niente alcol dato che poi si guida!!
L’unica cosa che non hanno preso dalla Francia sono gli orari, quelli sono anglosassoni!!!

Domani si va in Texas!!
Ciao!
Nadia

Alligatore

Cadonici Coast – verso ovest

mercoledì, luglio 28th, 2010

28/7/2010 ore 22.30

Ciao a tutti i viaggiatori reali e virtuali!
Credo che le mie gambe stiano per atrofizzarsi. Qui è talmente tutto a misura d’auto che ormai 500m a piedi mi sembrano un’infinità! E pensare che in Italia noi nemmeno la possediamo un’auto!
Innanzitutto vorrei tranquillizzarvi: la nostra avventura è cominciata in maniera turbolenta, ma poi è filato tutto abbastanza liscio. Non sono riuscita a scrivere perchè avevo arretrato di sonno e forse anche problemi col fuso, in ogni caso la sera crollavo come un sasso, nonostante i litri di caffè.
Dopo un’indigestione di divertimento consumistico a Disney World (bellissimo e divertentissimo, ma che trappola mangia soldi!!), siamo andati a bagnarci un po’ sulle rive dell’Oceano Atlantico e abbiamo visitato l’insediameto più antico del Nord America (St. Augustine). Una bella cittadina con un bel forte, piena di turisti americani pieni di soldi (almeno a giudicare dalle ville con accesso diretto alla spiaggia…).
Toccato un oceano, non ci resta che puntare dritti verso l’altro.
La tappa da St. Augustine a Pensacola è stata piuttosto lunghetta, però il campeggio dove ci siamo fermati ieri sera era fantastico: in una zona protetta (si accede con la tessera annuale dei parchi), un’isola di sabbia tra la laguna e il Golfo del Messico, un luogo fantastico. Stamattina abbiamo fatto il bagno sfidando il petrolio della BP. La spiaggia era bellissima. Una sabbia bianchissima come zucchero, acqua limpida e alla temperatura ideale, talmente fantastico che a furia di stare a mollo ci siamo un po’ scottati, nonostante la protezione 25. Questo sole non perdona. Mi sento come quei tedeschi o norvegesi che vengono a fare il bagno nell’Adriatico e si ustionano, perchè non sono abituati ad un sole così caldo. Purtroppo, nonostante l’apparenza pulita, un po’ di petrolio deve essere rimasto nella sabbia, perchè ci siamo trovati i piedi tutti intaccolati di una sostanza sospetta… che crimine. Un paradiso rovinato.
Oggi abbiamo fatto un altro po’ di strada verso ovest, abbiamo lasciato la Florida, attraversato Alabama e Mississippi, e siamo arrivati in Louisiana, a New Orleans.

Ora alcune considerazioni generali.
Difficile, se non impossibile generalizzare. Non esiste il tipico “americano”, però si possono individuare alcune tendenze diverse da quanto vediamo in Europa.
Per prima cosa sono rimasta allibita dalla quantità di gente sovrappeso. Non dico un po’ cicciotti, coi rotolini dell’amore, le maniglie, i salvagenti… no… qui hanno direttamente le mongolfiere. Mi chiedo sinceramente come possano condurre una vita, non dico normale, ma una vita, ad esempio mi chiedo come possano espletare le proprie funzioni fisiologiche (avranno gabinetti su misura?), lavarsi, ecc. Alcuni sono costretti a muoversi su sedie a motore, la quantità di grasso è talmente tanta che ormai ogni fattezza umana è persa, forse pensate che esageri, ma credetemi, io penso siano degli alieni travestiti, perchè nessun essere umano potrebbe vivere con tutto quel grasso. Avete presente l’alieno lumacoso di guerre stellari? ecco… più o meno la forma è quella. Forse l’invasione è cominciata da qua… Poveretti, non è bello ridere delle disgrazie altrui, ma poi penso che sono diventati così a furia di bibite gasate e altre schifezze. Nei supermercati gli scaffali di cibi precotti, bibite, dolciumi sono enormi, quello della frutta e verdura misero. Può darsi che non tutti i supermercati siano così… ma quelli che ho visto io sì. E la quantità di schifezze contenuta nei cibi anche più semplici è molto più alta che da noi. Impossibile trovare del prosciutto senza polifosfati.
Il resto della gente è della più grande varietà. E’ bellissimo vedere questo miscuglio di genti. Fino ad adesso abbiamo sempre incontrato persone cordiali e gentili.
Altra considerazione: non hanno decisamente problemi di spazio. Le autostrade hanno delle aiuole spartitraffico enormi. Alcuni veicoli hanno delle dimensioni tali da risultare ridicole. Ho visto dei camper immensi trainare fuoristrada. Delle auto di dimensioni abnormi guidate da ragazzine. Cose dell’altro mondo insomma.

Per ora ho scritto abbastanza e vi ho tediato a sufficienza.
Un saluto
Nadia

Notizie d’oltreoceano

domenica, luglio 25th, 2010

Ciao Barcaioli,
sono distrutta. In questo momento qui sono quasi le 9 di sera, ma sto cascando dal sonno, quindi sarò breve. Vi dico solo che nelle ultime 30 ore non ho dormito gran che, la notte scorsa io l’ho passata all’aereoporto di Atlanta, mentre gli altri 3 in auto davanti ad un motel ad Orlando… Gli USA saranno anche stati capace di andare sulla Luna, ma gestire il traffico aereo interno a quanto pare è un’impresa, e anche gestire le prenotazioni on line degli alberghi!
Mah… comunque ora siamo tutti qua in un fantastico motel molto telefilm americano (dove i protagonisti sono poveri però), aria condizionata accesa e i 3 maschi di casa addormentati come sassi. Fuori ci saranno circa 30° e un 500% di umidita.
La nota positiva: sono tutti abbastanza gentili e cordiali, il paesaggio è molto bello, con piante quasi tropicali e un sole che a mezzogiorno ti trapana la testa. Oggi per riprenderci dalla brutta avventura del viaggio (solo la tratta Atlanta-Orlando è stata un tantino problematica, le 10 ore del volo intercontinentale sono passate liscie a parte la noia) siamo andati a vedere un parco con alligatori, coccodrilli e altri animali. (Vi manderò la foto dei cugini di Cocco quando sarò più lucida). Poi è scoppiato un bel temporale di circa 10 minuti, quindi un tuffo in piscina e ora tutti a nanna senza cena perchè quei 3 sono crollati a letto come sassi…
Domani giornata Disney…
A presto su questi schermi
Nadia

Coast to Coast dei Cadonicicoast

giovedì, luglio 22nd, 2010

Ciao a tutti!
Non so bene come cominciare, sono un po’ emozionata.
Siamo in 4: Nadia & Luca (36), D. (9) e F. (3).
Partiremo il 23 luglio (domani!!) e torneremo il 17 agosto.
Quest’anno abbiamo deciso di affrontare un viaggione di quelli che si fanno solo una volta ogni 10 anni (perchè finisci tutti i soldi e poi per 10 anni devi tirare la cinghia).
E’ un viaggio molto diverso da tutti i nostri precedenti, infatti ci muoveremo in auto, mentre di solito o piedi o bici o treno. Inoltre cambieremo il nostro abituale modo di dormire: invece che in ostello staremo un po’ in campeggio e un po’ in albergo (quei motel che si vedono sempre nei telefilm, presente?).
Domani ci aspetta (spero) l’aereo per Atlanta e quindi Orlando, da lì tappa obbligata a Disneyworld, ma non prima di aver salutato gli amici alligatori del vostro Cocco.
Quindi puntatina sull’Atlantico (se no che coast to coast è se non si parte da una coast?), e quindi via dritti verso ovest, on the road! (chissà, magari col cambio automatico posso azzardarmi a guidare anche io? Non guido da circa 8 anni…)
Alcuni forse si stupiranno di un viaggio del genere con bambini ancora relativamente piccoli, ma noi siamo un po’ matti e ci piace andare controcorrente!

A presto!
Nadia

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QUA una copia della versione originale sul blog

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